CHI SIAMO
L’Orchestra Mandolinistica Città di Torino nasce nel 1973, ma l’origine risale all’incontro tra Franco Zangirolami e Giacomo Gai, avvenuto una sera di Novembre del 1971 in maniera del tutto casuale. Racconta Zangirolami che quella sera, tornando a casa con il suo mandolino, incontrò Gai, che abitava nel suo stesso palazzo; quest’ultimo vedendolo con uno strumento si incuriosì: essendo anch’egli un appassionato di musica e un cultore (suonava il mandolino, la mandola e la chitarra), gli propose di suonare insieme qualche brano.
Da allora tra Franco ed il compianto Giacomo, ebbe inizio una collaborazione destinata a durare nel tempo. Ai due amici che si trovavano nella mansarda di Giacomo settimanalmente per cimentarsi nell’esecuzione di molteplici brani, presto si unirono il figlio di Giacomo, Franco con la sua chitarra, e in seguito Amerigo Forlaj, Giuseppe Ricco (mandolino) e Fortunato Trucco (chitarra) sotto la direzione del maestro Gambino, insegnante di chitarra di Franco. A questi, presto si affiancarono Giajetto e Tessuto, provenienti dall’Orchestra della Stipel.
Si costituì così una prima formazione a livello embrionale, che prese il nome di “Sempre ‘n piota” con un repertorio molto vasto. Nel 1973, il nome venne mutato in “Orchestra Mandolinistica”. Dal 2 Aprile 1974 venne concessa l’autorizzazione ad utilizzare il nome “Mandolinistica Città di Torino” grazie all’interessamento di un ex componente dell’Orchestra (Bignardi), che a seguito di un incidente non potè più partecipare attivamente, e successivamente (1981) avvenne la registrazione come Associazione senza fine di lucro.
Presto il maestro Luciano Camandona sostituì Gambino nella direzione dell’Orchestra e Daniele Baldo, contrabbassista, si unì alla formazione sia come musicista, sia con il compito di armonizzare i brani da inserire in repertorio. Baldo sostituì il maestro Camandona nella direzione dell’Orchestra dopo la sua morte, per lasciare poi il posto ad Armando Valsania.
L’Orchestra da allora in poi conobbe un’evoluzione costante, che la trasformò da gruppo di appassionati degli strumenti a plettro a gruppo musicalmente più maturo ed abile, grazie al contributo dei direttori che si sono susseguiti nel tempo: Armando Valsania, Vito Griva (della Rai), Luciano Mazzola. Il maestro Remo Barnava ha diretto l’orchestra dal 2005 fino alla sua morte. A Gennaio 2020 l’orchestra è stata diretta dal giovane Matteo Scovazzo, già maestro sostituto del m.stro Barnava, chitarrista e insegnante, componente dell’orchestra a cui deve fra l’altro parte della sua formazione musicale e strumentale.
Da Settembre 2021 ha preso in carico il ruolo di direttore il maestro Pier Carlo Aimone, chitarrista e facente parte del gruppo musicale “7 Note in Armonia” di Montanaro.
La storia della Mandolinistica Città di Torino si intreccia in maniera molto stretta con la storia delle orchestre di Montanaro.
Montanaro Canavese vantava una lunga tradizione mandolinistica: dopo la piccola orchestra a plettro fondata nel 1898 dal maestro Enria, negli anni ’30 ben due formazioni erano contemporaneamente presenti sul territorio, dirette rispettivamente dal maestro Catullo Giovanni Bioletto e da Giovanni Clara. Diversi orchestrali di Montanaro si inserirono nella Mandolinistica di Torino, nelle varie fasi della sua nascita e crescita, dando vita ad una lunga e proficua collaborazione, rinnovata in tempi recenti: a sottolineare lo stretto legame esistente, il CD recentemente inciso dall’Orchestra è stato registrato presso il Santuario Madonna di Loreto di Montanaro, con il contributo tecnico e professionale di un abitante di Montanaro: Roberto Ricco.
Nella sua lunga evoluzione l’Orchestra conobbe momenti particolarmente felici dal punto di vista artistico. Negli anni ’80 si esibì per un mese intero al Teatro Alfieri con la compagnia di Mario Ferrero (con cadenza giornaliera e doppio spettacolo la domenica), presso il Salone dell’Automobile di Torino, e all’estero: a Ugine in Francia, a Chambery presso il Teatro dell’Opera, ad Albertville.
A proposito di trasferte all’estero, non mancano gli aneddoti. L’Orchestra partì per il primo concerto ad Ugine una mattina d’inverno, e rimase bloccata dalla neve nei pressi di Pré Saint Didier. Le condizioni climatiche resero possibile il ritorno a Torino solo nella notte seguente, ma ciò non impedì ai nostri orchestrali di gustare ad Aosta una sostanziosa cena valdostana, in un’osteria miracolosamente aperta a mezzanotte, preparata di buon grado dal gestore del locale in cambio di un concerto improvvisato.
Nel 1991 ebbe inizio, su iniziativa di Zangirolami, la “Rassegna Mandolinistica” che per tredici anni consecutivi richiamò a Torino le più importanti orchestre (Asti, Bolzano, Lugano, Ugine, Montecarlo,…).
Il resto è storia più recente: i numerosi concerti in varie sedi, l’impegno didattico per la formazione di nuovi mandolinisti, l’inserimento di nuovi orchestrali.
Attualmente l’Orchestra si compone di circa 25 elementi suddivisi in mandolini primi, mandolini secondi, mandole, chitarre e contrabbasso, e si avvale del contributo di percussioni e flauto. Obiettivo dell’Orchestra è il mantenimento della cultura degli strumenti musicali a plettro, tenendo viva la tradizione con una continua attività concertistica, spesso dedicata a scopi benefici (concerti per anziani, per comunità di cura, per raccolte fondi a sostegno di cause umanitarie).
IL DIRETTORE
Il Maestro Pier Carlo Aimone è l’attuale direttore dell’Orchestra.
Nasce a Torino nel 1961 da genitori originari di Montanaro, un paese del basso Canavese dove, all’età di otto anni, inizia gli studi di musica e chitarra sotto l’attenta guida del M° Giovanni Bioletto.
Nel 1974 esordisce nell’Orchestra Mandolinistica di Montanaro con la quale si esibirà in molti apprezzati concerti.
Dopo la scomparsa del M° Bioletto, nel 1985 lascia lo strumento e scopre il Coro CAI UGET di Torino – nato nel 1947 – in cui si inserisce prima come baritono e poi come basso diventandone per parecchi anni vicedirettore e membro della direzione artistica oltre che responsabile della sezione bassi.
Dal 2008 entra a far parte come basso del gruppo vocale CHORUS, un sestetto a sole voci nato nel 1985 che offre al pubblico un vasto repertorio di brani Jazz a cappella.
Nel 2018, a Montanaro, prende vita il settetto a plettro “7 Note in Armonia” – due mandolini primi, due mandolini secondi, una mandola e due chitarre – in cui ritrova il piacere di suonare e ne diventa il direttore artistico.
IL MANDOLINO
Il mandolino è uno strumento antichissimo che ebbe origine e sviluppo nel Cinquecento. Simile ad una mandola (di cui costituisce una varietà), ha trovato e tuttora trova largo uso soprattutto nel sud Italia e, più specificatamente, nel napoletano. La sua particolare cassa armonica rilascia un suono melodioso che lo rende uno strumento unico nel suo genere.
Oltre al mandolino classico, detto napoletano (con quattro corde doppie, in versione barocca oppure da concerto), ne esistono altri tipi fra cui il mandolino milanese (di origini più antiche, con cinque o sei corde doppie) ed il mandolino genovese barocco.
In chiave di Sol
Il repertorio internazionale di musiche per mandolino è pressochè illimitato potendosi adattare a questo strumento vari tipi di musica. Pur essendo uno strumento popolare, è stato impiegato anche nella musica cosiddetta colta e, talvolta, anche nell’opera lirica. Lo stesso Antonio Vivaldi compose un concerto per mandolino ed uno per due mandolini ed orchestra.
La chiave di lettura usata per suonare il mandolino è la classica chiave di sol (più comunemente chiamata chiave di violino). Lo strumento di per sé è costituito da una cassa armonica e da un manico.
Il manico
È la parte più semplice del mandolino: è lungo circa 40 cm ed è suddiviso in 29 segmenti chiamati tasti delimitati da pezzi metallici di acciaio inossidabile. All’estremità del manico c’è un meccanismo che permette l’accordatura dello strumento tramite delle viti in cui sono fissate le corde.
La cassa armonica
Come tutti gli strumenti a corda classici, la cassa armonica è provvista di un foro in cui la vibrazione delle corde si amplifica donando all’orecchio un suono dolce e delicato. Poco dopo questo foro è posizionato un ponticello con le fessure per il posizionamento delle corde che vengono poi fissate all’estremità della cassa armonica tramite dei gancetti.
Le corde
Le corde del mandolino sono quattro e doppie:
Mi – è la corda in cui si possono eseguire note alte
La – con questa corda si possono eseguire note medio-alte
Re – questa corda permette di eseguire note medio-basse
Sol – è la corda con la quale si eseguono note basse
La posizione di queste corde sul manico è la seguente: il Mi è quella più in basso; poi salendo vengono La, Re, Sol; ogni corda prevede la possibilità di eseguire quattro note pigiando altrettanti tasti diversi sul manico e nel contempo facendo vibrare le corde con l’aiuto di un plettro.
Il materiale di cui sono costituite le corde può essere lega metallica oppure fibre di plastica.
Il plettro
Il plettro è semplicemente una specie di unghia con il quale si suona questo strumento: esso è di grande aiuto per eseguire il famoso e caratteristico tremolio (trillo) che ha reso famoso in tutto il mondo il mandolino.
Generalmente il plettro è di materiale plastico ma i più ricercati sono quelli in guscio di tartaruga che per la sua durezza rendono il suono ancora più nitido.
Il plettro si tiene tra il pollice e l’indice per 1/3 della sua lunghezza e con il semplice movimento del polso bisogna colpire una volta la corda dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto. Più si esegue questo movimento velocemente e più il suono sarà perfetto senza stonature.
Legni generalmente usati per la costruzione
Cassa Armonica: Acero Marezzato
Tavola Armonica: Abete rosso della Val di Fiemme
Manico: Acero Marezzato
Tastiera: Ebano
Tecniche di suono
Per poter suonare il mandolino occorre avere una buona conoscenza della musica in tutte le sue sfumature in quanto esso non prevede l’esecuzione di accordi, ma solo di note; quindi la base per essere un buon mandolinista sta per la maggior parte in una buona capacità di solfeggio che è possibile ottenere con ripetute letture di spartiti scandendo a voce il tempo e il valore delle note. Molti sottovalutano questo strumento che invece prevede parecchi anni di studio anche in conservatorio proprio per il fatto che alla base ci deve essere una approfondita conoscenza musicale.